TRIESTE
STORIA DI UNA BASILICA
Ci troviamo davanti alla basilica di S. Giusto a Trieste con la prof.ssa di Storia dell'Arte Mara Mason.
Scusi professoressa, lei che è esperta di Storia dell'Arte medievale della nostra Regione, quali percorsi di studi ha intrapreso per specializzarsi in questo ambito artistico?
La parola "esperta" mi provoca sempre un certo imbarazzo perché, alla fine, ci si rende conto che conoscere il passato è un esercizio lungo e impegnativo – ma anche molto stimolante – in cui più si cercano risposte più ci si imbatte in quesiti.
Comunque, il mio interesse per i mosaici di S. Giusto è cominciato già mentre preparavo la mia tesi di laurea sugli affreschi della cripta di Aquileia, per via delle strette connessioni tra i due cicli. Dopodiché ho avuto modo di approfondire lo studio dei mosaici triestini grazie ad una paio di finanziamenti di studio, che mi hanno consentito anche di erigere un ponteggio nell'abside della antica cattedrale, e in occasione di un dottorato di ricerca (concluso nel 2004). Per sviluppare compiutamente la ricerca, ho dovuto studiare non solo – ovviamente – i mosaici di S. Giusto ma anche quelli dell'area Alto Adriatica (Venezia, Torcello, Ravenna) e quelli bizantini. Cosa che ho potuto fare anche grazie al supporto fornitomi da Dumbarton Oaks Research Library and Collection di Washington, DC. Naturalmente continuo tuttora a studiare il mosaico, anche se non più al livello di un tempo.
Che strana facciata … e che campanile!
In effetti il campanile sembra un’intrusione che interrompe la continuità della facciata.
Perché?
Perché la basilica paleocristiana venne costruita su un precedente edificio romano probabilmente del I secolo d.C., forse dedicato alla triade capitolina. Le dimensioni massicce del campanile sono condizionate dalla forma della struttura romana pre-esistente che è rimasta in piedi evidentemente per tutto il Medioevo. Questo è uno degli aspetti più rilevanti e cioè il mantenimento delle strutture precedenti.
Lei ha parlato di "struttura romana" e di "basilica paleocristiana" ... Come mai?
Perché la basilica ha una storia molto lunga, che si può riassumere addirittura in quattro fasi:
fase 1 - corrisponde ad un edificio romano del I secolo;
fase 2 - un edificio cristiano del V secolo (con successivi restauri e ammodernamenti);
fase 3 - una basilica romanica databile alla metà dell'XI secolo;
fase 4 - una basilica gotica a cinque navate risalente al XIV secolo.
E come si presentava la facciata della basilica paleocristiana?
Sicuramente l'elemento che la connotava maggiormente erano i propilei romani: la facciata aveva cioè due grandi avancorpi dotati probabilmente di due o tre colonne, che in parte si conservano ancora, come quella presente nell'angolo tra la cella campanaria e la basilica. L'avancorpo settentrionale, infatti, è ancora inglobato nel campanile.
Ricostruzione dell'edificio romano
La colonna fra il campanile e la basilica
La facciata bella e sfarzosa degli antichi propilei probabilmente era diventata la facciata non solo della chiesa paleocristiana, ma anche della cattedrale romanica.
Sulla pavimentazione antistante il Duomo è segnato il perimetro di una parte dei propilei.
E il rosone? Quando fu realizzato?
Il rosone è uno degli elementi gotici della facciata, come alcune finestre del campanile. Il rosone fu probabilmente realizzato da maestranze longobarde.
Nella facciata, inoltre, si nota l’impiego di materiali diversi. Quali furono utilizzati?
La facciata gotica attuale è stata realizzata in pietra arenaria locale mentre i propilei romani erano in marmo. Nel mondo romano si usava materiale prestigioso, ovvero marmi e graniti pregiati e policromi che arrivavano da tutto il Mediterraneo (Siria, Grecia, mar di Marmara, Egitto …); nel Medioevo invece si usava materiale locale, come l'arenaria, cioè la pietra del Carso, il laterizio ... Nell’utilizzo dei materiali avvenne dunque una caduta verticale nella qualità rispetto al mondo antico.
Come si presentava l'edificio nel V secolo?
L'edificio si presentava come una classica basilica a tre navate divisa da colonne, con un’abside semicircolare all’interno e poligonale all’esterno. Di quell'edificio rimangono il perimetro a livello di fondamenta, frammenti di mosaico pavimentale e di alcuni capitellini di VI secolo poi reimpiegati nel sacello. La basilica rimase in uso per tantissimo tempo, fino alla ricostruzione romanica avvenuta nell’XI secolo: chiaramente un edificio di sei secoli è un edificio che risente di tutti i suoi anni, anche se furono eseguiti alcuni rinnovamenti interni.
Frammenti di mosaico pavimentale appartenenti all'edificio del V secolo
Che cambiamenti sono stati apportati alla basilica durante l'XI secolo?
Nell’XI secolo, sia per vetustà della basilica sia per la politica ambiziosa dei vescovi triestini in linea con quella del proprio Patriarca (nel 1031 Poppone aveva ricostruito la basilica di Aquileia), si prese la decisione di iniziare un progetto di radicale rinnovamento, ovvero quello di ricostruire tutto abbattendo gran parte dei muri della basilica paleocristiana.
A Trieste sfruttarono soltanto il muro settentrionale della basilica, fu costruita una cattedrale dedicata a S. Maria Assunta e venne annesso un sacello (martyrium), ossia il luogo dove venivano accolte le reliquie di S. Giusto. I due edifici quindi erano separati e indipendenti. Nelle absidi maggiori di entrambi furono realizzati due importanti mosaici.
Ci immaginiamo dunque un cantiere enorme!
Era infatti un cantiere importantissimo che segnò l’apice della potenza economica e politica dell’episcopato triestino. Il fatto che il progetto fosse molto ambizioso lo vediamo proprio da due aspetti:
il primo dalla decisione di costruire un sacello indipendente per accogliere le reliquie di S. Giusto. In un periodo in cui il potere discende da Dio, l’esibizione delle reliquie è un’attestazione non solo dell'antichità e del prestigio della sede, ma anche della legittimità del potere dei vescovi, dei Patriarchi, del Papa. Il possesso delle reliquie è molto importante: è legato alla devozione popolare e dunque diviene simbolo d’identità cittadina ed è pure un segno tangibile dell'importanza della sede e del potere vescovile che si esprime anche attraverso un edificio dedicato espressamente a questa funzione, cioè quella di esibire le reliquie in un luogo autonomo e prestigioso;
il secondo dalla decisione di utilizzare la tecnica decorativa a mosaico anziché il più "umile" affresco. Il mosaico è la decorazione più preziosa del Medioevo. I due edifici romanici infatti vengono entrambi fatti decorare a mosaico sia nell’abside maggiore del sacello sia nell’abside maggiore della basilica. Sono mosaici importanti non solo per la storia del Friuli ma per la storia del mosaico bizantino tout court. Sono poco conosciuti, poco promossi e continuano a rimanere marginali non solo per il grande pubblico ma anche per quello degli specialisti. Ne parleremo fra poco.
Chi fu il committente della ricostruzione romanica della basilica di S. Giusto?
Verosimilmente fu il vescovo Adalgero l’iniziatore del rinnovamento edilizio dell’intero complesso.
Perché Adalgero decise di rinnovare la basilica in stile romanico?
Per poter rispondere a questa domanda dobbiamo considerare, oltre a quanto vi ho accennato poco fa, anche il contesto storico.
Nell’XI secolo il Friuli non era un territorio marginale; i vescovi, i prelati ed i Patriarchi stessi di Aquileia erano infatti figure che rivestivano ruoli molto importanti nella società di quel tempo. Non era un clero come quello attuale, unicamente impegnato nella missione pastorale: gli ecclesiastici erano anche feudatari dell'impero, detenevano importanti prerogative di natura politico-amministrativa, ed erano anche “soldati”. Quando giungeva l’imperatore in Italia o quando loro andavano in Germania spesso avevano al seguito un esercito, indossavano l’armatura e portavano la spada. Le campagne di ricostruzione delle basiliche (come Aquileia con Poppone o S. Giusto nel corso dell’XI secolo) sono dunque forme di auto-affermazione dell’importanza della propria sede, della propria diocesi, ma soprattutto rientrano in un più ampio programma di affermazione del patriarcato di Aquileia nei confronti della rivale Venezia.
Questi edifici non parlano soltanto di una storia sacra di devozione ma, agli occhi dello storico e dello storico dell’arte, sono documenti a tutti gli effetti.
Entrando, esploriamo la basilica, continuando la nostra intervista.
Prof! Ma quei capitelli non assomigliano a quelli della basilica di Aquileia?
È vero! La tipologia è molto simile e si può definire come "capitello corinzio a palmette".
È un tipo di capitello che si era diffuso in tutti i cantieri del Nord Italia e anche in Istria; ad Aquileia abbiamo gli esemplari più antichi in cui la fogliolina è incisa in modo molto netto.
Finalmente vediamo i mosaici! Che cosa rappresentano?
Come potete osservare la decorazione è molto semplice ed è priva di un racconto. Dominano soltanto grandi figure iconiche.
Nell'abside maggiore dell'antica cattedrale è raffigurata la Madonna in trono con il Bambino in braccio, in mezzo agli Arcangeli Michele e Gabriele.
Sotto questa immagine sono rappresentati i dodici apostoli divisi al centro da una palma. La parte superiore del catino absidale è caratterizzata da un fascione decorativo con pinakes.
Nell'abside del sacello è presente la figura di Cristo; alla Sua destra è raffigurato S. Giusto mentre alla Sua sinistra S. Servolo, patroni di Trieste. Le figure sono facilmente identificabili grazie alle iscrizioni latine (SCS IUSTUS e SCS SERVULUS; Cristo è affiancato dal monogramma IC XC)
I motivi ornamentali ci sembra di averli già visti ...
I motivi ornamentali sono ispirati alla tradizione ravennate: alla fine del'XI e agli inizi del XII secolo la basilica di S. Vitale subì restauri ad opera di alcune maestranze bizantine. Quelle maestranze trasmisero poi nei maggiori cantieri musivi dell'Alto Adriatico un repertorio di motivi decorativi desunto e/o ispirato proprio all'arte ravennate di VI secolo.
Ma cos’erano queste maestranze?
Nel periodo che stiamo analizzando non si parla di artisti ben individuati ma di maestranze perché la pratica artistica viene considerata come una pratica artigianale. Non esiste la figura dell’artista che noi siamo abituati a concepire. Le maestranze erano botteghe di artisti e artigiani specializzati in una determinata disciplina e strutturate gerarchicamente: c'era un maestro che dirigeva il cantiere coadiuvato da altri alle sue dipendenze, poi c’erano gli allievi che eseguivano parti più marginali, come gli sfondi o le decorazioni ed infine ulteriori aiutanti che preparavano le malte e portavano i materiali. Se il cantiere era particolarmente importante era comune trovare più maestranze che lavorassero allo stesso progetto. Erano maestranze che viaggiavano e che si mettevano al servizio in base alle loro competenze; esse si muovono da un luogo all’altro anche in base ai contatti diplomatici fra i vescovi: per questo motivo si spiega la presenza di motivi decorativi già presenti a Ravenna.
Il mosaico richiede una capacità tecnica che non si improvvisa e nella nostra Regione non esisteva una tradizione artistica del genere. Per tale motivo (oltre naturalmente alle peculiarità tecnico-esecutive e ai materiali) sono certa nel ritenere che questi mosaici siano stati eseguiti da maestranze bizantine, provenienti forse da Costantinopoli.
E come si può distinguere un mosaico bizantino?
Osservando, per esempio, da vicino i volti si possono cogliere in dettaglio le caratteristiche tipiche della tecnica bizantina dell'XI-XII secolo: innanzitutto le tessere sono molto piccole rispetto alle parti restanti; nella disposizione delle tessere si notano infatti degli andamenti a curve nel modo di fare le guance, le sopracciglia, il naso, la fronte.
Le tessere non sono tutte cubiche, ma sono sagomate per riempire accuratamente tutti gli interstizi e formare una tessitura compatta e regolare. La tipologia dei volti presenta caratteri ricorrenti, per esempio, nella forma delle sopracciglia, il naso, lungo e sottile, e le linee della fronte, che oltretutto sono realizzati con diverse tessere di colore diverso per creare degli effetti chiaro-scuro. Gli occhi vengono ingranditi mentre la bocca viene rimpicciolita.
Quali tecniche e quali materiali venivano utilizzati?
I mosaici sono stati realizzati direttamente sulla parete: si stendeva la malta e si allettavano le tessere; sotto i mosaici ci sono dei veri e propri affreschi che servivano da guida. I materiali che venivano utilizzati erano marmi colorati (dal bianco al rosa), pietre, vetro e tessere a foglia d'oro e d'argento. La posa delle tessere avveniva su una malta interamente affrescata, come già detto; tra gli interstizi delle tessere si vede infatti ancora il colore originario.
Vorrei farvi notare una particolarità dell'abside maggiore, che è stata modificata proprio per accogliere e dare risalto al mosaico: il catino absidale presenta una forma a imbuto per non far apparire le figure deformate.
Ma… non sono molto belli…
Intendete dire che sono brutti? Brutti rispetto a che cosa? Rispetto a una bellezza classica o realistica? Allora – ed è una provocazione – bisognerebbe buttare tutta l’arte contemporanea!
Bisogna ricordare che dall’arte paleocristiana e per tutto il Medioevo non interessa più la rappresentazione naturalistica del corpo e dell’aspetto umano. È un dato che si registra anche nella produzione scritta, per esempio nel IV secolo d.C. Sant'Agostino scriveva: inter urinam et feces nascimur, come a dire che l’uomo nella sua componente fisica è la parte più esecrabile. Tutte le rappresentazioni del Medioevo non mirano a rappresentare in modo fedele il corpo, ma restituiscono una sintesi intellettuale delle parti del corpo umano considerate più spirituali. Gli occhi vengono ingranditi perché rappresentano la componente spirituale, sono in contatto con la divinità, mentre la parte più sensuale, cioè la bocca, si rimpicciolisce. Si assiste quindi ad un processo di astrazione che ha delle motivazioni molte complesse in cui alla base c’è un mutato rapporto con la percezione del corpo. Tutto questo cambiamento è avvenuto con l’avvento del cristianesimo. Non a caso anche il genere del ritratto scompare dalla produzione artistica medievale.
Forse è per questo che i dodici apostoli si assomigliano fra di loro...
Esatto! Mi date lo spunto per far cenno ad un capitolo poco frequentato nella storia dell'arte, quello delle sagome: facendo il rilievo fotogrammetrico delle figure, e in particolare dei dodici apostoli, mi sono accorta che molte parti coincidono, sono cioè sovrapponibili.
Le decorazioni delle absidi sono contemporanee?
La storiografia artistica locale è obsoleta e ritiene che queste due absidi siano state eseguite in due tempi diversi: l'abside maggiore dell'antica cattedrale è collocata solitamente nel XII secolo mentre l'abside del sacello è datata verso la fine del XII e l'inizio del XIII, poiché le figure sono più allungate.
In realtà le due absidi si possono entrambe datare attorno al 1100, anzi, sono convinta che prima siano stati eseguiti i mosaici del sacello e poi quelli dell'abside maggiore, a cui probabilmente si sono aggiunti nuovi aiuti in quanto risulta un po' più moderno.
Lei all’inizio ha parlato anche di una quarta fase, ovvero quella gotica. Noi quindi adesso ci troviamo nella cattedrale gotica?
Avete ragione! Ci siamo concentrati nello studio della ricostruzione romanica, ma noi oggi ci troviamo all’interno di una cattedrale completamente diversa, sebbene inglobi le parti delle precedenti costruzioni!
Cos’è accaduto?
Nel XIV secolo i due edifici vennero riuniti: furono abbattute la navata meridionale della basilica e la navata settentrionale del sacello. Rimase un ampio spazio centrale che divenne la navata principale dell’attuale complesso, con una nuova abside. Realizzarono così una basilica imponente con ben cinque navate. Allungarono la parte del sacello e ricostruirono la facciata, introducendo il grande rosone e dando alla basilica un assetto più grandioso e monumentale, come si può vedere ancora oggi. Furono comunque mantenuti i colonnati precedenti e alcuni capitelli reimpiegati mentre altri realizzati ex-novo ottenendo quindi una basilica diversa da quella gotica di Aquileia.