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I MOSAICI DELL' AULA NORD

Il drago presumibilmente trasformato in capretto.

Il gambero con sopra la torpedine.

Il toro tagliato dalle fondamenta del campanile.

Il capricorno.

Il più antico mosaico aquileiese, anteriore perfino all’editto di Costantino del 313, si trovava nell’aula nord, oggi chiamata cripta degli scavi. L’aula nord può essere definita anche “oratorio pre-teodoriano” perché precedente alla basilica edificata dal vescovo Teodoro.

Nell’XI secolo, per volere del patriarca Poppone, venne costruito il campanile le cui fondamenta, tutt’ora visibili, hanno danneggiato parte dei mosaici.

Gli studiosi friulani che hanno interpretato secondo una visione non canonica tali mosaici sono Gilberto Pressacco e Renato Jacumin; le loro interpretazioni si basano su uno studio accurato dello gnosticismo e del testo che professa questa filosofia: il vangelo apocrifo Pistis Sophia, conosciuto anche come Libro del Salvatore, scritto in lingua copta nel III secolo.

In una conferenza dedicata, il professor Luca de Clara, ispirandosi agli studi di Pressacco e di Jacumin, ci ha fornito utili chiavi di lettura.

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I mosaici, le cui tessere sono molto luminose e preziose, presentano immagini davvero inusuali che non hanno alcun riscontro con l’iconografia antica.

La figura umana è del tutto assente mentre appaiono molti animali, alcuni dei quali rappresentati sopra delle fronde di piante. Anche se di difficile interpretazione, i mosaici ci raccontano il tema della salvezza riservata a pochi, ovvero la salvezza come percorso di purificazione dell’anima.

Il mosaico è diviso in fasce che corrispondono agli “step” che deve compiere l’anima per salvarsi.

Nel primo livello vengono rappresentati i cieli planetari, nel secondo le costellazioni e nel terzo lo spirito puro.

Nel primo step sono rappresentati i cieli planetari e le stelle come fossero gabbie, poiché l’anima doveva oltrepassarle essendo l’ostacolo alla salvezza. L’anima era presentata come un Tirso vegetale e due uccelli tipici del Medioriente, facendo pensare ad una provenienza asiatica delle maestranze.

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Ogni sfera planetaria ha un diavolo che impedisce all’anima di procedere nel suo cammino verso la salvezza.

Questi diavoli sono chiamati arconti: ognuno di essi è rappresentato come un cavallo o un asino ed esprime una realtà planetaria.

L’asino più scuro provvisto delle bardature militari rappresenta Marte, il Dio della guerra, mentre quello tagliato dalle fondamenta campanile simboleggia Giove.

Quando l’anima attraversa il primo step arriva al cielo delle stelle fisse, l’involucro esterno che contiene tutto il cosmo.

Le costellazioni che troviamo nel mosaico sono quattro ed ognuna presenta riferimenti biblici: il capricorno rimanda a Mosé, il gambero a Giosuè, il drago a Cristo mentre il toro ancora oggi non è stato ancora compreso del tutto. Si presume che il drago sia stato trasformato in un capretto quando gli gnostici vennero considerati eretici. Il Toro è una nebulosa delle Pleiadi che veniva chiamata dai romani “gallinella”. I sassi raffigurati accanto rappresenterebbero ciò che rimane dell’animo pietrificato.

Osserviamo il gambero: esso si trova sopra un albero, il quale rappresenta un periodo di mille anni.

Gli gnostici pensavano che la terra fosse stata creata 5000 anni prima e le ere dovevano essere ovviamente cinque. L’animale si riferisce alla costellazione del Cancro; al di sopra si trova una torpedine (astice) che per difendersi emana scosse elettriche.

Perché rappresentarla sopra ad un gambero?

Per rispondere a tale domanda bisogna richiamare il libro di Giosuè con la frase “fermati o sole su Gabaon”: Giosuè chiese a Dio di fermare il sole sulla valle di Gabaon; nella costellazione del Cancro si ha la sensazione che il sole si fermi, quindi la torpedine ha la funzione di fermare il Sole.

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Il terzo “step” è composto da alcune figure dentro ottagoni: questi poligoni alludono all’ottavo giorno, cioè alla vita eterna resa dall’espressione latina “Octavus Dies” , la giornata senza tramonto.

All’interno di un ottagono, possiamo osservare la rappresentazione del gallo e della tartaruga.

Il Gallo annuncia il bene e con il suo canto dà inizio al giorno. La tartaruga invece rievoca le tenebre, nascondendosi all’interno del guscio. Sopra di loro è rappresentato il premio della lotta, ovvero la salvezza: Dio viene rappresentato sotto forma di una boccetta di profumo. Quest'ultimo è gassoso e non visibile all’uomo.

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