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MONUMENTI DELLA MINIATURA IN FRIULI 1


IL LIBRO MEDIOEVALE E LA SUA REALIZZAZIONE: (qualche appunto)

Lo Scriptorium, dislocato all’interno di un monastero, era il luogo dove si confezionavano i libri medioevali denominati codici, libri da sfogliare e non più da srotolare come accadeva nel mondo antico. Il termine “codice”, che deriva da codex o caudex (che in origine indicava il tronco d’albero) era utilizzato per indicare il libro manoscritto nel suo complesso comprendente anche le parti di rilegatura come i piatti di legatura [A] (spesso concepiti come opere di oreficeria anche in corrispondenza di particolari come i labbri [C] e le unghiature [D]), l’indorsatura(G), i morsi (F), le cerniere (E), ecc..



I codici erano rilegati in fascicoli di varie tipologie (binione, ternione, quaternione)



















IL SUPPORTO DELLA SCRITTURA E DELLA DECORAZIONE


Un supporto particolarmente diffuso sia per la scrittura sia per la decorazione era la pergamena ricavata, soprattutto, dalla pelle di capra, pecora e vitello.

Il procedimento per ottenere la pergamena era piuttosto complesso e mirava a separare i tre strati della pelle per utilizzare solamente il derma. Per tale motivo le pelli venivano lavate e trattate mediante una soluzione di calce. Questa soluzione permetteva l’eliminazione dei peli e della carne e favoriva anche la levigatura mediante pietra pomice. Quindi il derma veniva posto in tensione su un telaio per favorirne la trasformazione in materiale scrittorio. Talvolta, per eliminare l’untuosità propria della pelle, che induceva delle difficoltà tanto nella scrittura quanto nella decorazione, si stendeva sulla superficie del supporto una miscela di pania gialla e polvere bianca (non meglio specificata).


Una volta ottenuti i fogli di pergamena bisognava prepararli per la scrittura e la decorazione. Prima della trascrizione del testo era necessario allestire il cosiddetto specchio di rigatura, capace di ordinare le linee di scrittura. La rigatura poteva essere realizzata a secco, con uno strumento appuntito, generalmente di legno che lasciava un solco sul lato del foglio. Oppure poteva essere realizzata anche a colore, soprattutto diffusa a partire dal XII sec. e poteva essere costruita, ad esempio, con la mina di piombo.

Anche alcune miniature, in particolare quelle relative alle immagini degli evangelisti, ci danno delle informazioni sugli strumenti che venivano impiegati per la scrittura e la decorazione: il calamo – composto da una canna vegetale o metallica cava e dall’estremità affilata, impiegata per la scrittura ad inchiostro – la penna di volatile (ad esempio, oca, cigno), la riga, il compasso, il coltellino, il calamaio (per il quale veniva impiegato pure il corno d’animale), ecc.

Figure principali nell’allestimento di un codice manoscritto e miniato erano lo Scriptor ed il Pictor. Il primo era colui che si occupava della riproduzione del testo mentre il secondo era impegnato nella decorazione. Le due figure potevano collaborare insieme e quando il Pictor inteveniva lo Scriptor poteva aver già concluso il proprio lavoro.


L’Evangelista Matteo (XII sec.), miniatura su pergamena, Evangeliario, Manchester, John Rylands University Library, Rylands Latin Ms 11, f. 14v


GENERALITA’ SULLA TECNICA ARTISTICA:


La parola miniatura deriva dal termine minium utilizzato per indicare il cinabro, una sostanza di colore rosso già nota in età romana. Il cinabro veniva impiegato per la realizzazione delle iniziali, delle rubriche oppure dei segni paragrafo.

Quindi “miniare”, inizialmente, significava scrivere col rosso. In seguito, il termine fu esteso ad indicare pure la decorazione del testo manoscritto. Al riguardo i procedimenti ornamentali messi in atto li conosciamo soprattutto grazie alle informazioni reperibili negli antichi manuali e ricettari di tecniche artistiche che ci sono giunti anche in buono stato di conservazione. Molto importante in tale senso è il De Arte Illuminandi risalente alla fine del XIV sec. e conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli.


I fogli di pergamena potevano essere decorati per mezzo della porpora, ricavata dalle conchiglie di alcuni murici e impiegata soprattutto nell’ornamentazione dei codici di committenza imperiale, che spesso prevedevano anche la scrittura a lettere d’oro (crisografia). L’oro poteva essere impiegato anche sotto forma di foglia d’oro la cui lucentezza era ottenuta mediante un processo di brunitura che prevedeva l’impiego di pietre dure oppure denti di animali carnivori. L’impiego della foglia d’oro era strettamente collegato alla possibilità di fissarla in modo il più possibile permanente sulla superficie del foglio da decorare. Una sostanza che permetteva la buona applicazione della foglia d’oro sul supporto era denominata asiso (generalmente composta da bolo armeno, biacca, gesso e zucchero).

Dopo l’applicazione della foglia d’oro, generalmente, si passava alla stesura dei pigmenti sul resto del supporto. I colori erano solitamente a tempera e le tinte potevano essere ricavate sia dalla macinatura di minerali oppure potevano essere di origine vegetale. In alcuni casi erano ottenuti attraverso semplici reazioni chimiche. Il De Arte Illuminandi indica i colori principali che non dovevano mancare dalla tavolozza di un miniatore: il bianco, il rosso, giallo, verde, blu, violetto, rosato e nero.


Sempre grazie alle fonti sopravvissute gli studiosi hanno ipotizzato che nella realizzazione della decorazione figurata di un testo manoscritto potessero sussistere ben cinque fasi distinte:


1 La costruzione di un disegno preparatorio, tracciato in maniera molto leggera e realizzato mediante l’impiego dell’inchiostro di seppia;


2 La campitura sommaria delle vesti della figura mediante colori a tempera;


3 La marcatura dei profili degli incarnati;


4 Il perfezionamento dei tratti somatici;


5 Le rifiniture, ad esempio quelle relative alle parti del panneggio, dei calzari, alla definizione della capigliatura;



LA MINIATURA MEDIOEVALE: UN NUOVO INIZIOù


Nel mondo antico anche i rotuli possedevano arricchimenti illustrativi. Tuttavia, per la nascita e lo sviluppo generale della miniatura d’ambito medioevale un ruolo molto importante lo ebbe il passaggio dal rotolo di papiro al codice di pergamena, fondamentale per la conservazione e la trasmissione della cultura antica. In particolare, la possibilità di utilizzare un diverso tipo di supporto, caratterizzato da un modo differente di distribuire lo spazio dedicato al rapporto tra scrittura e decorazione, pure figurata, contribuì alla nascita di soluzioni decorative particolarmente originali. Come quelle riservate, ad esempio, al trattamento delle lettere iniziali, in cui si realizzò una vera e propria fusione fra testo ed immagine. Ciò è reperibile nelle diverse tipologie di iniziali che l’illustrazione libraria medioevale ci ha tramandato. Come:


L’INIZIALE FIGURATA: corpo della lettera realizzato per mezzo di elementi zoomorfi e antropomorfi.


Iniziale «Q» (Quia) (inizi XII sec.), particolare, miniatura su pergamena, Moralia in Job, Digione, Bibliothèque Municipale, Ms. 170, f. 59


L’INIZIALE ABITATA: che ospita elementi zoomorfi e antropomorfi intrecciati anche all’interno di tralci vegetali spiraliformi.


Iniziale «E» (Excita d[omi]ne) (ca. ½ XII sec.), miniatura su pergamena, Breviario, Montecassino, Ms. Ludwig IX 1, f. 331v


L’INIZIALE ISTORIATA: che contiene delle immagini narrative che possono essere in relazione anche col testo manoscritto.


Iniziale «V» (Verbum) (ca. 1150-1180), miniatura su pergamena, Bibbia di Winchester, Winchester Cathedral Library, f. 148r

IL MONOGRAMMA A PIENA PAGINA: come quello cristologico, composto dalle due lettere greche XP.


Chi Rho (ante 698?),Vangelo di Matteo, Libro di Lindisfarne, min. su perg., Londra, British Library, Cotton ms. Nero D. IV. f. 29r


LE DRÔLERIE: formazioni vegetali a tralci di vite sulle quali si dispongono singole figure o scene che generalmente non hanno relazioni con il contenuto del testo e svolgono una funzione soprattutto ornamentale.


David davanti a Saul (1323-1326), miniatura su pergamena, Breviario di Belleville, Parigi, Bibliothèque Nationale, Ms. Lat. 10483-10484, v. 1, f. 37r


LE IMMAGINI DIDATTICHE: funzionali soprattutto all’arte della memoria (mnemotecnica)


L’Uomo come microcosmo, con i quattro elementi e gli dei del vento (3/4 del XII sec.), miniatura su pergamena, Trattati astronomici, Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, Cod. 12600, f. 29r

Il passaggio dal rotolo di papiro al codice di pergamena – e quindi al trasferimento degli antichi apparati illustrativi da un tipo di supporto ad un altro – agevolò determinati processi di ‘accrescimento’ delle immagini originali, anche favoriti da un maggior spazio da riempire.


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